Il Parco Miniere Lagorai si sviluppa nell’Alta Valsugana su un’area molto vasta collocata alle estreme propaggini occidentali del complesso montuoso Lagorai-Cima d’Asta.
Un’area, quella del Parco, dove numerosi geositi offrono ottime chiavi di lettura dei fenomeni geologici che sono impressi nelle rocce e nelle forme del territorio.
Un territorio nel quale gli uomini hanno beneficiato di un substrato particolarmente generoso di risorse minerali, che hanno di fatto garantito ricchezza e prosperità dalla preistoria fino ai tempi recenti.
Ricco è il patrimonio geominerario del Parco e ancora viva è la memoria delle antiche vicende minerarie le cui testimonianze sono ora sintetizzate in otto siti museali ai quali possiamo far idealmente corrispondere le Porte di accesso al Parco Miniere Lagorai.
Apri una porta ed inizia l’emozionante viaggio alla scoperta del tempo, che fu delle antiche miniere e che tuttora continua con il collezionismo mineralogico e con la coltivazione delle cave di pietra ornamentale di Porfido Trentino e Rosso Trento.
Scegli uno degli Itinerari di visita che partendo dai musei, lungo panoramiche passeggiate, ti condurranno in un territorio ricco di bellezze naturali e di storia mineraria.
Sali in sella per godere di questo viaggio, dedicato alla visita delle principali attrazioni del Parco, con la e-bike percorrendo, interamente o a tappe, l’E-bike tour per un approccio “slow” alle bellezze del nostro territorio, lungo strade a basso traffico e ad alto valore paesaggistico.
L’e-bike come mezzo di mobilità: usala per esplorare il nostro territorio senza troppo fatica sulle salite e con puro divertimento lungo le discese.
Per questo abbiamo predisposto le tracce GPS dell’E-bike tour suddividendolo in singole tratte che collegano i diversi siti del Parco.
La corsa all’oro l’abbiamo appresa dai film del vecchio West. Corsa o rincorsa che sia, è pratica che rompe letteralmente la schiena, oggi come allora e come ancora prima di allora. Nelle miniere del Calisio si inseguivano galene argentifere e si procedeva col fiatone nel profondo della terra. Così, mentre gli italici si limitavano a grattare la superficie, più audaci minatori furono chiamati dal nord delle Alpi. Nel 1136 a Freiberg, nella Sassonia centrale, fu casualmente scoperto un giacimento ricchissimo di argento che richiamò nella zona 30.000 minatori in soli 30 anni. Erano i Canopi (dal tedesco Bergknappe = minatore) che furono chiamati dai Principi Vescovi o direttamente dalla fame sulle nostre montagne, per bucare il sottosuolo, provare a campare e poi sparire nel mistero che li aveva portati. Molto poco si sa di loro. Forse assomigliavano agli gnomi delle fiabe. Si pensa fossero bassi, che viaggiassero spesso piegati con un lumino in mano, che riparassero il capo dall’acqua che pioveva dalle pietre con cappucci a punta che permettevano anche di non battere la testa avvertendo il limite dei “soffitti” delle gallerie, che utilizzassero abbigliamento comodo, probabilmente delle camicie larghe che non impedissero i movimenti a dispetto dell’umidità e del freddo, che avessero un grembiule in cuoio, il “batticulo”, per potersi sedere e per far sgocciolare l’acqua dalla schiena, che vivessero in abitazioni di fortuna costruite per non durare e che quando scoprirono le osterie della città di Pergine si innamorarono del vino, spendendo e spandendo il poco denaro guadagnato. Ma si sa, la corsa all’oro o all’argento può diventare febbre e la speranza di trovare la pepita più grande faceva il cuore forte e le tasche mai rassegnate.